giovedì 9 ottobre 2008

Roma: i furbetti della Ztl

Con le buste appese sui numeri, con lo straccio attaccato al tergicristallo posteriore, col giornale coprente, coi numeri taroccati, con le pecette che si attaccano e si staccano prima e dopo il varco con la telecamera. Nient'altro? Ancora.

Col passeggero complice che scende dall'auto e cammina lentamente dietro, altezza portabagaglio, seguendo la macchina che piano piano varca e si allontana dal controllo elettronico.

Col puzzle dei numeri o delle lettere che rendono la targa illeggibile e, soprattutto, irrintracciabile; con le cifre istoriate di vernice, il 3 che si disegna 8, il 9 che si smagrisce in 8 ma semplice semplice e soltanto per qualche metro, giusto la portata dell'occhio elettronico.

Col pianale del camion ribaltato, così che, apparentemente senza dolo, la targa scompare nascosta dietro la ferraglia. Col cappotto che pende dallo sportello posteriore, chiuso sbadatamente, a penzoloni sui numeri occultati.

Dai Suv alle piccole utilitarie, dai mercedes alle smart, dai furgoni ai camion scoperti. A Roma, per entrare in Centro alla faccia dei divieti, si fa così. Ecco il variegato, pataccaro mondo di chi vuole a tutti i costi entrare con l'auto in centro storico: nascondendo la targa, così nessuno può far la multa. Ma alle volte vengono fermati dalla polizia.

Le scusanti? Le più pietose. Tra le frasi sentite, quella del possessore di permesso di portatore di handicap deceduto da anni che motivava la presenza del tagliando sul cruscotto con un "lo tengo per ricordare il caro parente", o quella del tipografo che si era specializzato in copie perfette che così motivava. "Volevo verificare se ve ne accorgevate". Anche se ancora non siamo alle altezze di Napoli dove, ai varchi del traffico con le foto alle targhe, c'è il ragazzetto che prende la mancia e lui stesso si adopera a coprire la targa senza che il conducente neanche scenda. Ma ci stiamo avvicinando.

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