martedì 21 ottobre 2008

«Vietato l'ingresso ai negri»

Per riaprire dopo lo stop di un mese imposto dal questore Luigi Savina hanno scelto l’«alto» profilo. Al bar Alle 3 Botti di via Buonarroti, il quarto (botto) è una provocazione che sconfina nel reato: «Vietato l’ingresso ai negri. Irregolari e pregiudicati». A scrivere sulla lavagna bianca - poi esposta davanti al locale - è la figlia della titolare Vincenza D’Andrizza.

In rosso c’è scritto: «Questo è quello che la legge vuole. Ex art. 100 (citando il testo unico di pubblica sicurezza). A fianco di Vincenza D’Andrizza la madre Lucia De Florio che scrolla le spalle. «Lo so che questo non va bene - risponde la signora De Florio - ma ci hanno detto di cambiare clientela. L’ultima volta che mi hanno chiuso il bar hanno trovato all’interno alcuni ragazzi clandestini. Ma io non posso chiedere loro i documenti per sapere se sono in regola o meno. E non posso nemmeno sapere se sono pregiudicati. Per cui è meglio che gli extracomunitari non entrino più. Così almeno non rischio. Se mi chiudono per la terza volta mi revocano la licenza. Io ci ho messo i soldi in questa attività. Ho investito per il futuro e per i miei figli». Sono da poco passate le 17. Il bar Alle 3 Botti è a un tiro di schioppo dall’incrocio con via Malta e via Toti. Lì ci sono i bazar nigeriani. Molti africani sono clienti del bar. Qualcuno guarda la lavagna e si ferma. Altri si indignano. Come Enby, in Italia dal 1993.

«Non capisco il motivo di esporre un cartello del genere - questiona proprio di fronte all’esercizio pubblico - Io qui ci venivo qualche volta. Era l’unico bar che potevo frequentare tranquillamente. Perché in altri bar della zona, quando entri ti guardano come fossi un animale. Sì, scrivilo per favore. E’ la parola giusta. Un animale. Ti guardano come un animale». Vincent, invece, titolare di uno dei bazar di via Malta coglie la provocazione. Stringe la mano a Vincenza D’Andrizza, poi piazza la stoccata. «Padova non vuole gli stranieri - aggiunge - Padova è una città razzista. Io ho vissuto anche in altre città italiane. Nessuna è come Padova. Qui il clima è pesante. I padovani pensano che il degrado sia una colpa degli africani».

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